La ricostruzione della vicenda arriva dal Wall Street Journal: nei giorni scorsi il social network di Mark Zuckerberg, con un post sull’Advertiser Help Center (la parte del social network dedicata agli inserzionisti), aveva parlato di un errore tecnico, che faceva lievitare in modo artificiale il tempo trascorso sui video e di avere introdotto un nuovo sistema di misurazione per risolvere il problema. “Abbiamo di recente scoperto un errore” sui sistemi di calcolo, “è stato risolto e non incide sulla fatturazione.
Abbiamo comunicato ai partner quanto successo”, ha fatto sapere Facebook. Nel dettaglio, come ricostruisce il Wsj, prendeva in considerazione soltanto i video che ricevevano più di tre secondi di visualizzazione, alzando così la media complessiva.
Immediate le proteste delle agenzie pubblicitarie, che hanno chiesto un’analisi più approfondita. Per fare un esempio, a Publicis Media, che ha comprato pubblicità per conto dei propri clienti per 77 miliardi di dollari nel 2015, è stato detto che il precedente metodo di calcolo aveva sovrastimato il tempo medio tra il 60 e l’80%, come si legge in una lettera ai clienti di Publicis ottenuta dal quotidiano finanziario. Anche a GroupM, divisione di Wpp, sono state comunicate discrepanze. Il rischio è che in base a questi calcoli errati le compagnie abbiano acquistato spazi sulla base di attese di ritorno inverosimili, nel corso degli ultimi due anni.
Attraverso un portavoce, la società ha diramato la sua risposta: “Abbiamo recentemente scoperto un errore nel modo in cui viene calcolata una delle nostre metriche video. Questo errore è stato corretto, non ha impatto sulla fatturazione e lo abbiamo comunicato ai nostri partner sia attraverso le dashboards di prodotto sia contattando i sales e gli editori. Abbiamo anche cambiato il nome della metrica per essere sicuri che fosse chiaro quello che misuriamo. Questa metrica è uno degli strumenti più utilizzati dai nostri partner per valutare le loro campagne video.”
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