Sembra curioso ma i maggiori pirati non sono i singoli utenti ma le aziende «che in maniera scientifica non comprano software o lo piratano, sfruttano licenze per scuola e università che non gli competono oppure sfruttano una singola licenza per più computer», racconta il presidente di BSA Italia, Paolo Valcher. Scopriamo così che tra aziende e singoli utenti quasi non c’è differenza. L’attenzione all’antipirateria è bassissima. Basti pensare che nel settembre scorso un’operazione della Guardia di finanza ha dimostrato che su 116 aziende di medie dimensioni ben 71 sono risultate fuori legge. I prodotti irregolari erano oltre 1.200 e non c’era differenza a livello geografico. Per gli imprenditori quindi c’è stata un’ammenda pari al doppio del prezzo della licenza più il procedimento penale. «Il punto però è che spesso da noi non c’è percezione della gravità della pirateria» e molti imprenditori neanche si spaventano di fronte a dei controlli software, «li prendono sotto gamba», nota ancora Valcher. Secondo una ricerca di Bsa dello scorso anno, solo il 14 per cento degli italiani vedeva la pirateria come un reato da perseguire, la maggior parte degli intervistati semplicemente non lo riteneva non reato mentre il 22 per cento ignorava che piratare software fosse contro la legge.
Software pirata: il primato dell’Italia
Ed è qui che entra in azione Bsa. Nata nel 1988, ha sede a Washington, e riunisce le principali aziende software e hardware del mondo. Da Oracle a IBM passando per Autodesk, Adobe e Microsoft, è difficile non trovarne una che conosciamo già. In ogni Paese poi ci sono dei comitati locali che hanno lo scopo di sensibilizzare imprese e privati verso l’antipirateria e diffondere le legislazioni in materia. C’è poi il rapporto con le istituzioni, in cui Bsa rappresenta le imprese che ne fanno parte. «Va detto che la pirateria non colpisce solo le grandi software house straniere», nota Valcher, «anche i partner locali di quelle imprese risentono del fenomeno, pensiamo a chi vende software ma anche a chi sviluppa personalizzando le diverse soluzioni straniere e chi lo customizza per le imprese». Insomma, un vero flagello per tutti.
Be the first to comment on "Software pirata: il primato dell’Italia"