Mettiamoci l’anima in pace: l’informazione passa e passerà sempre di più da Facebook, lo dicono i numeri. Quel che si può fare, semmai, è provare a dare un senso, una gerarchia diversa a tutto ciò che transita nelle nostre bacheche, distinguendo le notizie credibili dalle fake news e dalle post verità.
Il tema è particolarmente dibattuto a tutti i livelli, anche nelle alte sfere politiche. Soprattutto dopo che gli ultimi avvenimenti, dalla Brexit all’elezione di Donald Trump, hanno legittimamente sollevato il dubbio che il web sociale – con il suo chiacchiericcio incontrollato e le immancabili bufale virali – possa in qualche modo influire se non addirittura alterare l’esito di un voto.
Il fact-checking? Uno strumento per il giornalismo responsabile
È proprio in ragione di questi timori che Facebook ha inaugurato in Germania quello che è a tutti gli effetti il suo primo servizio di fact checking (letteralmente verifica dei fatti).
È lo stesso staff del social network a renderlo noto con un comunicato pubblicato sulla sua newsroom: “I nostri sforzi si stanno concentrando sulla diffusione di notizie false create dagli spammer. Per questo motivo abbiamo lanciato un programma, in collaborazione con revisori esterni, per controllare che le notizie siano basate su fatti oggettivi e imparziali. Crediamo che un fact checking indipendente e trasparente sia uno strumento potente per il giornalismo responsabile”.
Il ruolo degli utenti
D’ora in avanti, in pratica, gli utenti tedeschi potranno contrassegnare le notizie dubbie attraverso una nuova opzione inserita nel menu di segnalazione dei contenuti. Da qui partirà il processo di verifica dei fatti che però non sarà operato da Facebook in prima persona, ma da un ente esterno, nella fattispecie un’organizzazione senza scopo di lucro che aderisce alle linee guida del Poynter Institute for Media Studies.
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