Facebook ci riprova. Riprova cioè a fermare il flusso dei suicidi che, in tutto o in parte, vanno in scena sulla propria piattaforma. L’ha annunciato Mark Zuckerberg in persona, riallacciandosi al papiro programmatico di qualche giorno fa, lo ha specificato nel dettaglio un post sul blog ufficiale di Menlo Park. Tre i punti fondamentali: si potrà intervenire mentre assistiamo a una diretta Live (la persona visualizzerà un messaggio che le offre aiuto), viene rafforzata la collaborazione con una serie di partner scientifici come Crisis Text Line, National Eating Disorder Association e National Suicide Prevention Lifeline e viene, questo il punto più interessante, sfoderata la potenza dell’intelligenza artificiale.
Anzitutto c’è un elemento piuttosto curioso che torna puntuale e irritanteogni volta che Zuckerberg o chi per lui lancia un nuovo set di strumenti per gli utenti: si tratta di servizi dedicati a chi usa la piattaforma in inglese e, quasi sempre, nel mercato statunitense. Francamente, è difficile capire di quale utilità possa essere il National Eating Disorder Association di New York per un ragazzino di Biella o uno di Stoccarda che vogliono tagliarsi le vene o impiccarsi in bagno. E infatti essi non potranno accedere a questi servizi.
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