I dettagli sono coperti ancora da una coltre di nebbia, ma si parla di un meccanismo che potrebbe riguardare solo i contenuti nativi all’interno della piattaforma e rilasciati come Instant Articles (gli articoli super-veloci). In discussione ci sono le modalità di accesso — per esempio, fornire un certo numero di prodotti gratuitamente per poi richiedere l’abbonamento, come già fanno testate come il Washington Post e il New York Times — e l’eventuale ritenuta del social network. “Stiamo prendendo il tempo necessario per capire in profondità quali siano le esigenze e gli obiettivi di ognuno”, ha dichiarato l’azienda, riferendosi agli editori che potrebbero sfruttare la funzione per rimpolpare le possibilità di crescita.
Una sottolineatura, quella di Friedlich, che ha ragion d’essere: dopo essere stato accusato, in una prima fase, di essere aver disperso il patrimonio informativo delle testate, Facebook è da almeno due anni al centro della difficile questione della disinformazione. Ora, se proprio quel canale riuscisse a riaccreditare il valore dei contenuti originali degli editori, questo costituirebbe, quantomeno, un passaggio da rilevare.
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