Quante sono e soprattutto chi sono le persone presenti nelle corsie ospedaliere quando il reparto è chiuso? Ora è possibile rispondere con precisione a questa domanda grazie a un software di controllo nato dall’intuizione e dall’esperienza di un imprenditore piacentino, Paolo Schiavi, che ha operato per anni nel settore dell’assistenza socio-sanitaria e che da qualche anno ha dato vita ad Artiva società che ha creato Ki-Ce, sistema che permette di monitorare la presenza di figure che, all’interno di strutture di degenza, prestano aiuto a malati o su incarico dei parenti oppure come dipendenti di agenzie autorizzate. Solitamente sono familiari, sempre più spesso badanti che a volte prima di prendere servizio si sono presentate a questo o quell’infermiere e a volte si sono semplicemente messe lì per “fare la notte”. Una situazione che è di frequente fonte di equivoci, discussioni se non di fatti ben più gravi – è capitato – quando viene malamente messa mano a flebo, pastiglie o medicazioni e non si riesce a risalire al responsabile dell’errore. Con coinvolgimento, loro malgrado, degli addetti ospedalieri. Fine quindi ad andirivieni di cui è difficile tirare le fila e a volti anonimi.
Come funziona
Il software consente di identificare e archiviare le generalità delle persone accanto ai letti e, qualora appartengano ad un’agenzia, i dati della stessa. Questo significa deresponsabilizzazione dell’Ausl nei confronti dei malati e dei loro congiunti per quanto riguarda l’attività svolta da chi fa assistenza e – aspetto tutt’altro che secondario – possibilità per i familiari che hanno commissionato la prestazione all’esterno di verificare che sia stata effettivamente svolta nei modi e nei tempi concordati poiché il sistema registra entrate, uscite, orari, nomi e cognomi. La sperimentazione effettuata nel reparto di ortopedia e traumatologia dell’ospedale di Piacenza – primo in Italia che tramite Ki-Ce ha informatizzato il monitoraggio degli accessi – ha dato esiti assai positivi. «Grazie alla nuova procedura sarà possibile rafforzare e integrare l’attuale sistema di accreditamento delle società specializzate con l’identificazione informatizzata del personale di assistenza non sanitaria che rimane al letto del paziente sia che si tratti di un familiare di una persona di fiducia o di personale delle società autorizzate» sottolinea Maria Gamberini direttore amministrativo dell’azienda Usl di Piacenza. Attraverso una proiezione dei dati, si è stimato che in un anno le presenze negli orari notturni sono pari, nei presidi ospedalieri di Piacenza e provincia, a 65/70mila. Un fiume di persone che si muove in ambienti assai sensibili sotto ogni aspetto. «A garanzia dei pazienti — afferma una coordinatrice a conferma dell’importanza di un controllo sistematico — dobbiamo essere a conoscenza di chi rimane vicino al malato soprattutto nelle ore di chiusura dalle visite, anche per motivi di igiene, di sicurezza sanitaria e di tutela della riservatezza». Averne costantemente sotto mano numero e identikit è inoltre fondamentale in caso di emergenze o evacuazione.
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