Ad annunciarlo è stato direttamente il CEO Jack Dorsey con una serie di tweet in cui ha parlato di una decisione critica dettata dalla diffusione continua di determinati contenuti che non sono riusciti a fermare con le linee guida finora vigenti e nonostante l’aumento costante del numero di persone dedicate al compito di vigilanza: la conseguenza, spiega Dorsey, è che diverse voci sono state silenziate dalla violenza del contesto o si sono auto-silenziate per lo stesso motivo. Ovvero, come sottolineano diversi osservatori, alcuni utenti anche di alto profilo hanno lasciato la piattaforma a causa della cultura del trolling che hanno direttamente subito.
La decisione è soprattutto la risposta di Twitter alla protesta #WomenBoycottTwitterconseguente al blocco da parte del tecnofringuello dell’account dell’attrice Rose McGowan per la violazione di politiche Twitter: secondo alcune fonti sembra abbia twittato un numero di telefono, tuttavia l’attrice era anche particolarmente attiva sull’argomento dello scandalo legato al produttore Harvey Weinstein e giovedì avrebbe twittato anche che “HW” l’aveva stuprata. In questo senso i motivi dietro alla sospensione sembrano poter essere la pubblicazione di commenti su determinati argomenti violenti oppure, addirittura, il fatto che il profilo sia stato oggetto di una serie di segnalazioni di massa da parte di un folto gruppi di utenti che voleva silenziarne la denuncia. Un dubbio che sta peraltro riguardando anche il Twitter italiano relativamente alla sospensione di @antigrillista, noto account che si pone in opposizione agli utenti 5stelle, ma che ha recentemente tweettato criticando le accuse di Asia Argento nei confronti proprio di Harvey Weinstein.
Più in grande a livello mondiale, la sospensione dell’account della McGowan è stata presa come bandiera della battaglia contro le violenze e molestie, che si è riunita sotto l’hashtag #WomenBoycottTwitter ed è diventato un trending topic a livello mondiale: ad esso è seguito inoltre un boicottaggio per 24 ore della piattaforma
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