In tutta la Penisola i volontari che si riconoscono in quest’idea di libertà che viene dall’etica hacker della condivisione di risorse e strumenti informatici si danno appuntamento per brindare con Barolo e Negramaro, mangiare seadas, pizza e mozzarelle appena fatte mentre discutono di creatività, cooperazione e condivisione. Tanti i workshop e le conferenze organizzate insieme a scuole, comuni e istituzioni. A Fabriano, ad esempio, nella biblioteca comunale ci si ritrova per parlare di privacy, app che “origliano” e chatbot per Telegram; a Milano per confrontarsi su sicurezza, anonimato e dark web; a Genova per un doppio appuntamento, in piazza per farsi aiutare a installare Linux e al Parco tecnologico cittadino per discutere di software libero e pubblica amministrazione. E poi, ancora, le iniziative organizzate dallo storico gruppo Golem di Empoli dove si parlerà di Bitcoin e SPID, il sistema pubblico di identità digitale.
Il software libero, un tipo di software che si può usare, studiare, modificare e rivendere senza chiedere permessi grazie alle licenze con cui viene distribuito è all’origine della rivoluzione tecnologica che ha messo gli utenti al centro dell’economia digitale. Dimostrando che il copyright tradizionale sul software era un freno all’innovazione. Quel software è alla base dell’evoluzione del web 2.0 e dei personal media, del citizen journalism fatto di blog e wiki e di tutti quegli strumenti di web publishing che hanno aperto spazi di democrazia e settori di mercato impensabili all’inizio della rivoluzione informatica. Quando, cioè, per citare un aneddoto, Bill Gates diceva che non era possibile guadagnare senza farsi pagare il software.
Allora, il cofondatore di Microsoft non poteva immaginare che quel software scritto e condiviso liberamente tra gli “hobbisti” sarebbe stato alla base della cosiddetta GNU-economy, dove si guadagna con la cooperazione nello sviluppo del software, su cui si fonda l’industria dei social, delle App, di blockchain, Bitcoin, di programmi e stampanti 3D. Se esiste una logica che è riuscita a cambiare l’approccio
all’innovazione, è proprio questa. E quella degli hacklab, delle startup, dei maker-space, dei coder dojo e di Arduino, la piattaforma hardware nata per gli hobbisti corredata da softw
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