Una nuova analisi dell’attività di più di 16.000 account Twitter durante le elezioni presidenziali del 2016 negli Stati Uniti mostra che le fake news hanno coinvolto una popolazione molto esigua, costituita da persone di età avanzata di orientamento conservatore e molto interessate alle notizie politiche. Il risultato s’inserisce nel complesso quadro di dati sulla diffusione della disinformazione tramite i social network
Le elezioni presidenziali statunitensi del 2016 verranno ricordate sia per l’esito a sorpresa – l’elezione di Donald Trump, al contrario di quanto previsto da gran parte dei sondaggi – sia per essere state le prime a subire un sistematico progetto di condizionamento dell’opinione pubblica attraverso i social network.
Sulla rivista “Science”, Nir Grinberg della Northeastern University a Boston e colleghi di altri istituti di ricerca statunitensi pubblicano il loro studio dei database di Twitter, destinato a capire come hanno interagito gli elettori con le fake news divulgate tramite questo social network, molto utilizzato per la propaganda politica. Risultato: le fake news hanno coinvolto soprattutto una piccola quota di soggetti, con un profilo personale e politico ben definito.La statistica ha mostrato che l’80 per cento delle esposizioni alle fake news riguardava l’1 per cento dei soggetti del campione, e che l’80 per cento delle fake news erano state condivise dallo 0,1 per cento del campione. I profili dei soggetti che sono stati esposti alle fake news e le hanno condivise, inoltre, erano abbastanza omogenei: si trattava tendenzialmente di persone di orientamento politico conservatore, di età avanzata e molto interessate alle notizie politiche.
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