Alcuni giorni fa è spuntato in rete il primo unboxing di Nintendo Switch, realizzato probabilmente con una confezione appartenente a uno stock rubato e rivenduta al miglior offerente. Era dunque solo questione di tempo prima che qualcuno smontasse la console per rivelarne la componentistica, al fine di reperire informazioni che produttori come Sony e Microsoft comunicano da sempre con dovizia di particolari, ma che Nintendo è invece restia dal pubblicizzare.
Il perché è presto detto: da ormai tre generazioni la casa nipponica non si pone in competizione con gli altri sistemi da gioco sul piano tecnico, puntando invece su altre peculiarità.Nel caso di Wii erano i controller con rilevazione di movimento, nel caso di Wii U il GamePad con touch screen integrato, nel caso di Switch un mix di questi aspetti unitamente alla natura portatile del dispositivo, che può essere considerato a tutti gli effetti un handheld.
Orbene, fra i quasi trecento commenti alla notizia dello smontaggio di Nintendo Switch, in cui si poneva la scottante questione di quale SoC montasse la console, se un Tegra X1 custom o un ben più potente e avanzato Tegra X2, non sono mancati i commenti di chi recitava il ben noto mantra “la grafica non conta” e le sue immancabili varianti: “chi se ne frega di quale processore monta”, “mica serve la potenza di PlayStation 4 e Xbox One per divertirsi”, “e le foibe?” Concetti da un lato condivisibili, nel senso che chiaramente chi ama i videogame tende ad apprezzare di più un prodotto ben diretto e strutturato anziché uno dotato di una grafica da paura ma sostanzialmente vuoto e banale. Rise of the Robots e i suoi sedici floppy disk ce lo ricordiamo tutti. Dall’altro lato, tuttavia, affermare che la questione tecnica sia irrilevante si pone quantomeno come una grossa ingenuità. Il perché è presto detto: avendo a disposizione un game designer di rinomata fama, gli fornireste degli strumenti modesti o la migliore tecnologia disponibile perché possa concretizzare la propria visione?
Se il concetto che “la grafica non conta” fosse stato vero, Super Mario 64 non avrebbe rivoluzionato il genere dei platform grazie al suo gameplay tridimensionale, reso possibile dalle caratteristiche tecniche della console su cui girava, sostanzialmente superiori a quelle del Super Nintendo. Lo stesso The Legend of Zelda: Breath of the Wild, per fare un esempio recente, poggia le proprie fondamenta su di una struttura open world con scenari collegati, che su Wii non sarebbe stato possibile realizzare per via dei limiti tecnici di quella piattaforma. Dunque è certamente vero che la grafica non fa il gioco, ma allo stesso modo è indubbio che i giochi possano sfruttare l’evoluzione tecnologica per offrirci scenari più ampi e suggestivi, animazioni più fluide, caricamenti più veloci, un’intelligenza artificiale più avanzata e un ambiente fisico credibile.
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